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Implantologia e riabilitazioni complesse implantoprotesiche

Implantologia e riabilitazioni complesse implantoprotesiche

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Si tratta dell’insieme di tecniche chirurgiche atte a riabilitare funzionalmente un paziente affetto da edentulismo mediante l’utilizzo di impianti dentali inseriti chirurgicamente nell’osso mandibolare o mascellare, atti a loro volta a permettere la connessione di protesi, fisse o mobili, per la restituzione della funzione masticatoria.

L’impianto consiste in una piccola vite in titanio che, una volta inserita nell’osso mascellare nel corso di un breve intervento ambulatoriale eseguito in anestesia locale, si integra saldamente ed in modo indolore nell’osso, formando una solida base per l’ancoraggio a lungo termine del sostitutivo.

Nel caso della sostituzione di un dente singolo, la soluzione costituita dalla corona supportata da un impianto dentale consente di evitare di limare i denti contigui, solitamente sani, migliorandone così sensibilmente la prognosi a lungo termine.

Inoltre, con l’ausilio degli impianti dentali viene raggiunto un livello eccellente nella funzione masticatoria, ciò che permette ai pazienti di sentirsi più sicuri e a loro agio con una soluzione di questo tipo.

I Nostri Specialisti Rispondono

Faq, informazioni utili e miti da sfatare
01. Quali sono i pazienti che possono affrontare l’intervento? E a chi è invece sconsigliato?
Praticamente tutti i pazienti possono affrontare l’intervento, sta al vostro odontoiatra mettere in luce eventuali controindicazioni. Le controindicazioni mediche assolute al posizionamento degli impianti sono molto rare. Il rischio di infezione focale con un impianto osteointegrato è molto scarso. Il limite tra controindicazioni relative ed assolute non è netto e comprende l’analisi di diversi parametri. Pazienti con diabete, con patologie cardiovascolari o altre problematiche sistemiche possono essere curati da un team chirurgico ben addestrato che deve attenersi rigorosamente al protocollo chirurgico e alle norme di asepsi. Il consumo di tabacco aumenta il rischio di insuccesso del 10% circa e può costituire una controindicazione relativa a trattamenti più complessi quali gli innesti ossei, ma non è controindicazione assoluta all’inserimento di impianti. La controindicazione più frequente è la ridotta capacità a gestire correttamente l’igiene domiciliare. In una struttura polispecialistica, organizzata come la nostra, anche i pazienti anziani o con importanti patologie cardiocircolatorie possono essere trattati in sicurezza per la presenza di sale operatorie con autorizzazione regionale, di un’equipe di anestesisti, cardiologi e internisti che possono monitorare durante l’intervento le condizioni cliniche del paziente. La possibilità di eseguire la chirurgia oltre che in anestesia locale, anche in sedazione, ipnosi o in anestesia generale sottoponendo il paziente a stress molto ridotto permette il trattamento anche di pazienti molto complessi.
02. Esiste rigetto in implantologia?
Il rigetto non esiste in quanto il materiale utilizzato in implantologia è biocompatibile e quindi non viene riconosciuto come corpo estraneo dal nostro organismo. Può però esserci insuccesso implantologico legato a un’infezione durante l’intervento chirurgico, alla mancata integrazione dell’impianto, ad un sovraccarico masticatorio o ad un’errata valutazione protesica.
03. Cosa devo sapere prima di sottopormi a un intervento di chirurgia orale o implantare?
È importante rispettare il protocollo farmacologico che Le è stato consegnato in Studio. La maggior parte degli interventi non hanno sequele nel post-operatorio, se non un modesto gonfiore della zona operata che viene controllato con i farmaci antinfiammatori e l’applicazione locale a livello cutaneo di impacchi freddi. Per interventi più complessi, dei quali sarà ovviamente avvisato, è opportuno non prendere importanti impegni lavorativi o di relazioni sociali nelle due settimane successive all’intervento perché è possibile (non certo) che il post-operatorio possa essere esteticamente invalidante a causa di un gonfiore e/o ematoma cutaneo che richiedono fino a due settimane per essere riassorbiti completamente.
04. Anche pazienti diversamente abili possono accedere all’intervento?
L’intervento di implantologia presenta le stesse problematiche di qualsiasi altro intervento odontoiatrico pertanto un ambulatorio come il nostro attrezzato per curare pazienti diversamente abili potrà facilmente svolgere questa tipologia di intervento. Naturalmente anche se nulla osta all’inserimento di impianti in tali pazienti sta alle capacità del clinico valutare attentamente i rapporti rischio-beneficio di un simile trattamento, tenuto conto che il successo a lungo termine degli impianti è strettamente legato alla capacità di mantenere una corretta igiene orale, non sempre facile nel paziente diversamente abile.
05. Quanto dura l’intervento?
Dipende strettamente dalla complessità dell’intervento: da pochi minuti per un impianto singolo in presenza di un volume osseo sufficiente ad alcune ore se si devono posizionare numerosi impianti in una cresta che deve essere ricostruita o nei rialzi di seno mascellare bilaterali quando si posizionano gli impianti completamente su tutta l’arcata edentula atrofica. Solitamente la fase chirurgica risulta essere contenuta, nella chirurgia maggiore, entro le due ore e mezza – tre.
06. L’intervento è doloroso?
Assolutamente no, il paziente viene adeguatamente anestetizzato con anestesia locale che può essere a base di mepivacaina, articaina, lidocaina, naropina e vasocostrittori, se necessario, aggiungendo eventualmente il protossido d’azoto o farmaci per OS (bocca) che aiutano nella sedazione del paziente. Quando consigliabile è possibile eseguire la chirurgia con la collaborazione di un anestesista in sede ambulatoriale per una sedazione più profonda, endovenosa, che garantisca un ridotto coinvolgimento emotivo da parte del paziente, un migliore decorso post-operatorio ed una guarigione più rapida, sino all’anestesia generale.
07. Se si deve eseguire una rigenerazione ossea l’intervento si complica? E in che modo?
In alcuni casi la quantità di osso presente non è sufficiente all’inserimento di impianti di lunghezza adeguata né ovviamente alla loro stabilità (si parla di stabilità primaria che è indispensabile ottenere in implantologia). Oggi sono disponibili diverse tecniche chirurgiche per la rigenerazione e la ricostruzione dell’osso ai fini implantari. Naturalmente questo richiede che l’operatore sia esperto in questo tipo di trattamenti e che il paziente sia completamente informato circa le modalità di esecuzione, le eventuali complicanze e la tempistica richiesta dall’intervento. Talvolta queste tecniche devono essere eseguite prima del posizionamento degli impianti per poter aumentare l’osso e solo dopo qualche mese si possono inserire gli impianti. Frequentemente le tecniche rigenerative/ricostruttive possono essere contestuali al posizionamento implantare.
08. Dopo l’intervento devo rimanere senza protesi? Per quanto tempo?
Dipende dal tipo di intervento ma, nella quasi totalità dei casi, è possibile avere una protesi provvisoria, talvolta è possibile realizzare un provvisorio che si appoggi agli elementi dentari adiacenti senza comprimere la mucosa (di tipo ponte fisso tradizionale oppure Maryland bridge). Questo provvisorio potrà essere portato dal paziente anche subito dopo l’intervento. Se l’arcata è completamente edentula o quasi, sarà necessario realizzare una protesi rimovibile. In presenza anche di pochi elementi dentari, due o tre in tutta l’arcata, è possibile posizionare transitoriamente, sino a guarigione ed integrazione degli impianti, un provvisorio fisso in grado di garantire funzione ed estetica. L’unico caso in cui non si può portare la protesi per qualche tempo che deve essere indicato dal chirurgo è quello in cui si siano realizzati dei rialzi di cresta verticali che potrebbero essere destabilizzati dalla pressione della protesi che ne inficiano l’integrazione.
09. Posso lavarmi i denti normalmente? E, se non ho i denti come pulisco i punti di sutura?
I denti devono essere lavati normalmente e i punti di sutura, solitamente di materiale riassorbibile, devono essere sciacquati con collutorio a base di clorexidina e/o detersi con un cottonfioc imbevuto di collutorio o di acqua ossigenata. Questo, come molti altri atteggiamenti e protocolli post chirurgici, vengono spiegati nei fogli con le indicazioni che vengono consegnati al paziente e/o ai suoi familiari dopo l’intervento.
10. Dopo l’intervento devo rispettare il riposo assoluto?
Se l’intervento è stato effettuato con una qualche forma di sedazione il paziente deve essere riaccompagnato a casa e si consiglia una giornata di riposo, in caso contrario lo si può considerare alla stregua di un qualsiasi altro intervento odontoiatrico e dipende dalla reattività individuale, oltre che dall’entità della chirurgia effettuata, il dover osservare un maggiore o minore riposo che comunque verrà indicato dal chirurgo.
11. Gli impianti hanno sempre successo?
Gli impianti hanno un’elevata percentuale di successo nell’ordine del 98% a 10 anni. Molto dipende anche dalle caratteristiche ossee, dalla gestione quotidiana eseguita dal paziente e dai regolari controlli professionali eseguiti che ovviamente, come per i gli elementi naturali (denti), è necessario effettuare.
12. Quanto dura un lavoro di protesi su impianti?
Esistono ormai in letteratura pubblicazioni scientifiche che attestano il buon funzionamento di protesi su impianti ormai da più di 10/15 anni. La nostra struttura ha esperienza venticinquennale sulle tecniche implantologiche ed è allineata per la professionalità con i dati della letteratura. Ovviamente nella protesi implantare assume un’importanza fondamentale il mantenimento degli impianti da un punto di vista igienico sia domiciliare che professionale. Esistono soluzioni protesiche con impianti particolarmente corti per necessità anatomiche, magari in sedi dove il carico masticatorio è elevato, che devono essere seguite con grande attenzione, ed altre molto sicure come le protesi fisse complete eseguite in sede mandibolare e appoggiate su sei impianti interforaminali (tra le emergenze dei due forami mentonieri) di adeguata lunghezza (maggiore di tredici mm) o talvolta addirittura quattro impianti. Queste ultime hanno sicuramente una prognosi meno favorevole e di ciò bisogna tenere conto dando una risposta a questa domanda che richiede in realtà una molteplicità di considerazioni che devono essere effettuate da caso a caso. Tra i molti fattori influenzanti la prognosi, l’occlusione è un elemento fondamentale di cui tenere conto; è quindi fondamentale la valutazione dell’arcata antagonista.
13. Di quali materiali è realizzabile la protesi su impianti?
Bisogna distinguere gli abutment (perni) avvitati direttamente sugli impianti dalle corone che possono essere a loro volta avvitate o cementate sugli abutments. I perni o abutments sono l’equivalente dei monconi protesici mentre le corone equivalgono alle corone di protesi fissa. I primi, acquistati dalla casa produttrice degli impianti possono essere in titanio, in zirconio oppure possono essere ricavati dalla fusione con una lega d’oro e confezionati dall’odontotecnico. Per la protesi vera e propria è stata finora utilizzata prevalentemente la lega nobile che permette la costruzione di protesi in ceramica od in composito. Esiste anche la possibilità di costruire corone in Titanio ricoperto di ceramica. Naturalmente le protesi rimovibili ancorate su impianti vengono realizzate normalmente in composito con una struttura di rinforzo. Le corone, se provvisorie, possono essere realizzate in resina.

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